HACKERS

Il termine "hacker" ha avuto recentemente un discreto successo sulla stampa e viene usata, spesso a sproposito, per "bollare" persone che si presume abbiano fatto attività informatiche illegali.

Vediamo invece di definire con più chiarezza il significato di questo termine.

Essere hacker è avere un’attitudine. Attitudine a non fermarsi davanti a una porta chiusa e a cercare di guardare oltre. Di capire come funzionano le cose. Di assorbire e diffondere conoscenza.
Da bambini siamo tutti hackers. Smontiamo gli oggetti per comprenderne costruzione e funzionamento. Facciamo domande. Cerchiamo risposte.

Gli hackers sono le persone che hanno creato Linux. Che hanno creato il software libero. Da LibreOffice a Redis, da Firefox a VLC, da Mysql/MariaDB a Postgres. Circa il 90% di Internet funziona grazie al software libero.

Oggi spesso si legge sulla stampa, in servizi probabilmente realizzati da giornalisti anche bravi ma che ignorano la tecnologia, di hackers che ricattano, hackers che rubano dati, etc.
Non è così. Sono criminali, delinquenti, non dovrebbero essere apostrofati come “hackers”.
Essere hacker è avere una certa attitudine. Non è essere un criminale.
Racconterò alcune storie di hackers famosi, tra le quali la mia, per cercare di mettere le parole al proprio posto.

Inizierò parlando di John Draper a.k.a. (a.k.a. è l'acronimo di Also Known As, ovvero il soprannome "hacker") Captain Crunch e di Steve Wozniak e Steve Jobs. Si i signori che hanno creato la Apple, proprio loro.
Crunch ideò una scatola chiamata “blue box” che permetteva di “confondere” le centrali telefoniche, per poter telefonare gratuitamente in tutto il mondo.
Wonziak ne realizzò una versione completamente digitale, Draper e Woz diventarono buoni amici e Jobs, da grande uomo di marketing iniziò a venderle agli studenti dei campus universitari americani.
Crunch e Woz descrissero la Blue box così: “un dispositivo da un centinaio di dollari in grado di controllare un’infrastruttura telefonica da centinaia di miliardi di dollari in tutto il mondo”.

Questo particolare tipo di hacking si chiama phreaking, e, all’epoca, non era contro la legge. Banalmente non esisteva una legge che prevedeva una casistica simile.
Fu così che i due capirono che potevano costruire e commercializzare qualcosa da soli e decisero di realizzare l’Apple 1. Il resto è storia.

Per cercare di spiegare cos’è l’attitudine hacker mi permetto di includere due film in questa trattazione (ce ne sono tantissimi, ma sicuramente questi due lungometraggi che rappresentano molto per me e soprattutto per la cinematografia mondiale più in generale).
Il primo è "War Games" (Giochi di guerra) del 1983.
In questo film un giovanissimo Matthew Broderick interpreta David Lightman, uno studente con capacità informatiche molto elevate, che per caso si introduce attraverso un software del tipo “war dialing” dal suo bellissimo IMSAI 8080 attraverso un accoppiatore acustico nel computer del Norad scambiandolo per una casa di videogiochi.
Selezionando “guerra termonucleare totale” come gioco sul computer costruito dal professor Falken, il WOPR, il sistema si attiva e crede che i russi attacchino davvero gli Stati Uniti scatenando le difese missimlistiche americane. David Lightman riuscirà a convincere la IA del WOPR che la guerra è inutile attraverso il gioco del TIC TAC TOE (il comune tris, a cui non è possibile vincere) e salverà il mondo grazie alle sue competenze.
Faccio outing e ammetto che a casa conservo un IMSAI 8080, un computer meraviglioso del 1976!

Il secondo film in questione è "Matrix" del 1999, compresa la successiva trilogia dei fratelli (ora sorelle) Wachowski, in cui l’hacker Neo scopre che il mondo in cui crede di vivere non è come lo immaginiamo ma è una simulazione computerizzata ordita dalle macchine per produrre energia dagli esseri umani. Insieme a Trinity e Morpheus utilizza l’hacking come veicolo per salvare l’umanità dall’egemonia delle macchine.
Dagli hack utilizzati per entrare con i meravigliosi Nokia all’interno di Matrix, all’exploit con cui Trinity toglie corrente a una centrale elettrica, alla mente di Neo che modifica direttamente il codice sorgente di Matrix, tutta la trilogia è un esempio perfetto di come l’hacker sia la figura che salverà il mondo, non militari, lottatori o potentati, ma gli hackers.

Arriviamo quindi a me. Personalmente da quando ho scoperto l’X.25 (un vecchio protocollo utilizzato prima di Internet e del suo TCP/IP), le BBS, l’XModem, lo ZModem etc, fino ai primi anni ’90 ho percorso innumerevoli strade digitali, attingendo a ogni fonte di informazione possibile. Non ho pagato nulla per questo, non potevo permettermi i costi astronomici delle telefonate internazionali degli anni ’80, d'altronde nessuna legge lo vietava espressamente. Ram Jam (il gruppo che fondai nel 1989) ha sviluppato un software per simulare la blue box di Crunch e Wozniak su Amiga. Così finalmente sostituii il walkman sul quale avevo registrato i toni necessari per “confondere” i centralini con le cuffie dello stereo collegato all’Amiga, che poteva simulare tutti i toni possibili per ogni tipo di centrale.
Acquisii tantissime informazioni, tantissima cultura. Non avevo soldi, da studentessa non avevo income, ma avevo fame di conoscenza.
Quella conoscenza che mi permise di fare la carriera lavorativa che ho intrapreso e che mi ha poi fruttato un grande successo.

Da quando ho iniziato a guadagnare, finiti gli studi, invece ho pagato per qualsiasi cosa, a volte anche comprando due libri identici.
Potrei riassumere con “chi non ha accesso economico alla conoscenza e all’informazione non deve essere lasciato indietro. Chi ha i mezzi economici per pagare (giustamente) l’editore deve farlo, chi non li ha deve comunque avere accesso alla conoscenza anche se chi detiene i diritti non vuole cederli. Se sei nato nella parte sbagliata del mondo e vuoi erudirti sulla fisica quantistica devi poterlo fare.

Veniamo ai giorni nostri, dove un hacker, non perchè lo sia, non lo è e non si definsce tale, ma ha la hacker attitude, come me, Jobs o Wozniak, ovvero Luigi Gubello, che si presenta a queste elezioni Europee 2019 per il partito pirata insieme a me, ha scoperto una falla nella “piattaforma” Russeau del movimento 5 stelle.
Luigi l’ha scoperta perchè è curioso, perchè non si ferma dietro la porta ma la apre e ne scruta l’orizzonte al suo interno. Quando l’ha scoperta l’ha segnalata immediatamente, ed ha anche aiutato gli sviluppatori della piattaforma a metterci una pezza.
In cambio ha ottenuto una querela e un processo dove rischiava fino a 3 anni di carcere. Perchè in Italia ancora in molti non comprendono cosa sia un hacker, cosa sia il bug bounty, come funziona il mondo della tecnologia in parole povere.

Nel mondo le grandi aziende tecnologiche come Facebook, Google, Twitter, Cisco, Microsoft etc hanno dei programmi per premiare gli hacker che trovano falle nei loro sistemi prima che qualche criminale possa sfruttarle. I programmi di bug bounty sono importanti, riconoscono anche diverse decine di migliaia di dollari ai ricercatori di sicurezza (con questo termine un hacker diventa “buono” nell’immaginario collettivo, ma sempre di hacker si tratta) che riescono a trovare bug, falle, problemi. La posta svizzera nel 2018 ha creato un programma di bug bounty da 100.000 franchi per chiunque riesca a trovare delle falle nei loro sistemi.

In Italia Evariste Gal0ise (questo il nickname di Luigi Gubello, quasi tutti hanno un nickname, il mio ad esempio è Yuki), ha ottenuto una denuncia.
L'ssociazione Russeau deve però aver compreso quanto è stato errato sporgere denuncia nei suoi confronti, tant’e’ che alla fine ha ritirato la querela e non ci sarà alcun processo, ma Luigi ha passato anni infernali sobbarcandosi non pochi costi legali. Dichiara: «Da tutta questa storia mi rimane la tensione accumulata in due anni, le spese da pagare per gli avvocati e la certezza di essere stato stritolato in un gioco della politica.» Il Partito Pirata ha creato un fondo apposito per aiutare chiunque in futuro abbia bisogno di aiuto per la copertura legale in casi simili.

Per concludere: un hacker non è cattivo. Un hacker è qualcuno che si impegna a ricercare conoscenza condividendola con la società.
Quelli cattivi sono delinquenti, criminali, ricattatori o come volete chiamarli. Ma non chiamateli hackers.

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